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Finlandia: 2 giorni di travaglio e parto cesareo d'urgenza. La mia difficile esperienza

di mammenellarete - 21.04.2016 - Scrivici

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Fonte: Alamy
Sono una mamma italiana che vive in Finlandia. Per il mio parto, sono stata in travaglio per più di 36 ore, di cui circa 15 completamente senza nessun tipo di assistenza, sballottata in due ospedali. Non ho potuto stringere immediatamente il mio bambino. Non dimenticherò mai i visi, le persone, il dolore, l'impotenza. Questa è la mia difficile esperienza.

Sono una ragazza italiana residente all'estero. Ho desiderato a lungo un figlio da mio marito, e, quando lui ha acconsentito a provarci, siamo riusciti a concepire già al primo mese di tentativi.

 

La gravidanza andò avanti con i suoi alti e bassi fino all'ottavo mese, in cui mi venne diagnosticato il diabete gestazionale. Il bimbo cominciò a crescere molto velocemente e la situazione fu monitorata settimanalmente.

 

Arrivato il giorno del travaglio, iniziò il mio calvario. Corremmo in ospedale alle 9 del mattino, con le contrazioni regolari, ma non troppo ravvicinate, circa ogni cinque minuti. Avevo il collo dell'utero dilatato a 3 centimetri.

 

Mi fecero sistemare in una stanza da sola e mi fu negata qualsiasi richiesta di antidolorifici. I dolori si fecero insistenti , ma continuavo a sentirmi dire dalle infermiere di tornarmene a casa, nel disinteresse più totale.

 

Non mi fu offerto né del cibo né dell'acqua. Alle richiesta di aiuto mi veniva risposto di andare a fare la doccia calda. Dopo qualche ora mi fu affidata un'infermiera, ma solo perché aveva una studentessa a seguito da educare.

 

Cominciò a visitarmi internamente, ma quando chiesi educatamente di essere visitata internamente solo dalle ostetriche, anche queste due infermiere sparirono. Alle 20, dopo quasi 11 ore di travaglio non assistito, decisi esausta di tornare a casa.

 

Alle 3 della notte decidemmo di andare in un altro ospedale. Stavo molto male ed ero stanca di una giornata di travaglio senza analgesici. Fortunatamente nell'altro ospedale capirono subito il mio bisogno di aiuto e mi proposero di fare l'epidurale.

 

Fino al parto, ricevetti 10 iniezioni. Nel frattempo ruppi le acque, inalai tantissimo gas, giunsi a 10 centimetri di dilatazione. Dopo 36 ore dall'inizio del travaglio, finalmente mi fu fatta un'ecografia.

 

Il mio bimbo era uno"star watcher", ossia si presenta con il mento verso il basso e non sarebbe mai sceso naturalmente. Dopo quasi due giorni di sofferenze inutili, si resero conto che avevo bisogno di un cesareo d'urgenza.

 

Il post parto fu altrettanto traumatico. Data la prolungata attesa tra rottura delle acque e parto, contrassi un'infezione chiamata "endometrite", che mi costrinse a stare in ospedale con farmaci endovena.

 

Mio figlio subì un importante calo fisiologico di oltre 500 grammi. Non avevo forze e dopo il parto quasi persi conoscenza. Mi sentii sola, abbandonata, inutile. Tuttora a un mese dal parto prendo antibiotici per l'endometrite.

 

Mio figlio nacque tutto gonfio e col viso pieno di lividi, perché spingeva inutilmente. Perché hanno reso così lungo il mio travaglio, io non lo saprò mai. Perché mi hanno lasciata da sola a soffrire senza nessun aiuto o monitoraggio o perché non mi sia stata fatta nemmeno un'ecografia in due giorni, nonostante il mio bimbo fosse grosso causa diabete gestazionale.

 

Ci misi settimane prima di avere il coraggio di guardare la cicatrice del cesareo. É un taglio netto, rossiccio, che mi ricorderà per sempre quei due giorni che mi hanno cambiato la vita. Ma forse non avevo bisogno di qualcosa che me li ricordasse, perché non dimenticherò mai il male psicologico che ho ricevuto.

 

Sono stata in travaglio per più di 36 ore, di cui circa 15 completamente senza nessun tipo di assistenza, sballottata in due ospedali. Non ho potuto stringere immediatamente il mio bambino. Non dimenticherò mai i visi, le persone, il dolore, l'impotenza... Non c'è proprio bisogno della mia cicatrice a ricordarmelo.

 

di una mamma

 

(messaggio arrivato all'indirizzo email redazione@nostrofiglio.it)

 

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