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Taglio cesareo, la mia decisione

di mammenellarete - 06.11.2013 - Scrivici

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Era una notte buia e tempesosa... No, ok, ricominciamo. Era la mattina del 5 dicembre 2011. Un lunedì. Stavamo aspettando Virginia già da una settimana, una settimana di tracciati e attesa senza alcun sintomo se non una gran spossatezza. Lei sembrava felice di starsene dentro quella pancia enorme che mi aveva fatto crescere. Quella mattina alle 8 mi son svegliata, dovevo fare pipì per l'ennesima volta. Mi faccio abbracciare dal mio amore e quando lui mi stringe sentiamo un rumore forte, sordo... uno "STOCK" provenire da dentro di me. Nessun dolore... nessuna sensazione strana... ridiamo pensando fosse stata la bambina anche se non avevamo sentito calci. Quando mi alzo dal letto capisco subito che si era rotto il sacco, ecco cos'era stato quel rumore. Lo dico a lui, lo rassicuro e gli dico di andare a lavorare che tanto ci sarebbe voluto parecchio tempo. Avevo rotto le acque, ma di contrazioni neppure l'ombra. Verso le nove arrivano le prime irregolarissime contrazioni. Le misuriamo insieme: 8 min, 4 min, 12 min, 3 min, 6 min... Lo convinco ad andare in ufficio. Io gironzolo per casa, faccio colazione, controllo la mia valigia, la valigetta della piccola, faccio il letto, mi faccio un bel bagno caldo... ecco, mi faccio un bel bagno caldo e le contrazioni diventano più dolorose... tutte a 6 minuti... accidenti,

il bagno caldo... mi convinco a chiamarlo in ufficio: "Amore, hai voglia di fare un saltino all'ospedale, giusto per controllare come sono messa e magari mi rimandano a casa?".

 

Alle 11,20 partiamo per l'ospedale e avvisiamo i parenti che sembra arrivato il momento, ma di starsene a casa loro fino a che non li chiameremo noi a cose fatte.

 

Mi fanno i tracciati, tutto nella norma. Contrazioni ancora leggermente irregolari, sacco rotto, dilatazione 1 cm. La cosa sarà lunga, ma siccome non ci sono partorienti mi dicono di restare pure in ospedale. Ci portano in una saletta travaglio. Nel frattempo due mamme già li, partoriscono. Rimango io in attesa. Il mio compagno mi stringe la mano e mi incoraggia a ogni contrazione. Lui un figlio lo ha già visto nascere...

 

Le ore passano... io rimango l'unica mamma in sala travaglio e tutti i medici e le ostetriche sono per me. Arrivano le 5 del pomeriggio e io ho una fame che divorerei tutte le ostetriche... ma non mi danno da mangiare. Dopo un ora comincio a vomitare.

 

Maledizione a me e quella volta che ho scelto di non fare la visita per l'epidurale! E io che credevo di essere forte... forte sì, ma per quante ore dovevo esserlo ancora???

 

Arrivano le 20,30. Sono ancora dilatata di 1 cm. Decidono di farmi l'ossitocina per favorire la dilatazione. Iniziano contrazioni più ravvicinate e più forti. Ora non riesco più a riposare. Devo pure stare ferma se no non riescono a monitorare la bimba e io m'innervosisco.

 

Alle 22,30 ancora tutto fermo. Altra flebo di ossitocina... Comincio a odiare il mondo... le ostetriche mi incitano a fare qualche urlo per sfogare la rabbia di quel male. Le lacrime scendono senza che me ne accorga. Stringo forte la mano di lui e controllo terrorizzata il monitor delle contrazioni aspettando la soglia massima del dolore per aiutarmi a controllare il respiro.

 

Ho bisogno di fare la cacca. Mi dicono che non è vero. Io comincio un lungo via vai dalla stanza al bagno senza alcun successo e poi dopo un'ora sento spingere... fermi tutti... non sono io che spingo... c'è qualcuno che spinge dentro di me durante la contrazione... CHE MALEEE!

 

Lo dico alle ostetriche, loro mi visitano (sempre così divertente quella parte!)... e mi dicono che non devo assolutamente spingere perché son dilatata solo 2 cm. Solo le 00,30.

 

Dopo l'ultimo cambio di medici e ostetriche mi portano a fare un'altra visita. Il ginecologo mi chiede come mi sento. Mi chiede se voglio aspettare, se credo che avrei la forza di spingere quando sarà il momento. La mia risposta: "Ora non ho neanche la forza di piangere dal male". Mi guardano, si consultano e mi chiedono se sono favorevole al cesareo. "SI, LIBERATEMI da questa creatura che mi spinge da dentro!"

 

Mi fasciano le gambe, mi fanno sdraiare sulla barella e mi portano via... al mio compagno dicono di prepararsi che sta per nascere e lui non capisce. Gli dicono di preparare i vestitini della bimba che mi faranno il cesareo. Passo davanti alla camera, con la barella e lui mi guarda terrorizzato e preoccupatissimo. Ci diamo un bacio veloce. La prossima volta che ci vedremo saremo in tre.

 

Scendo nei sotterranei dell'ospedale, la sala operatoria è fredda, sterile, le luci sono bianche... io ho un freddo terribile. Mi dicono di spogliarmi. L'anestesista mi dice che devo essere nuda completamente, tolgo anche le mutande. Mi fa chinare, la pancia si schiaccia e piango per il male delle contrazioni e per la sua pressione... sta contando le vertebre per farmi la spinale, così sarò sveglia quando nascerà Virginia.

 

(LEGGI ANCHE: PARTO CESAREO, MI SONO ARRESA)

 

Pochi minuti e non ho più le gambe. Sento la dottoressa che mi saluta al di là del telo verde.

Ai miei lati solo i due anestesisti che se la chiacchierano e mi riempiono di domande per distrarmi. Io voglio solo la mia bambina. Sento che mi tagliano. Bhè, non sento male, ma sento qualcosa affondare nella mia pancia e sento tirare, muovere, sento soprattutto tirare, poi improvvisamente sento piangere.

 

Guardo l'orologio nella sala parto, solo le 00,54 e sento piangere, urlare, sento la sua voce. Il mio cuore schizza alle stelle e gli anestesisti subito si agitano... bhè ma cosa si aspettavano, che non mi sarei emozionata?

 

Chiedo di vederla, chiedo se sta bene. Mi dicono ce ha dei bei polmoni, gli occhi grandi e una vocina che mi terrà sveglia e avevano ragione. Me la mostrano tutta fasciata nel telo verde della sala operatoria. Lei è viola e i suoi occhi neri come la pece mi fissano. Urla. Sembra quasi arrabbiata. Io sono felice. Non sono mai stata tanto felice in vita mia e non capisco perché proprio ora sono tutta legata e non posso prenderla tra le braccia.

 

Mi dicono di pazientare, ora lei va da papà e intanto mi ricuciono per bene. Aspetto paziente, ridendo con la dottoressa e gli anestesisti e cerco di indovinare cosa mi fanno. Ascolto le loro mani esperte muoversi dentro di me. Una sensazione davvero strana.

 

(LEGGI ANCHE: LA MIA STORIA DI UN PARTO CESAREO E IL MIO PARTO CESAREO)

 

Dopo più di un'ora torno in sala travaglio. Lui mi sta aspettando con lei tra le braccia. Mi guarda e mi dice di non spaventarmi, che lei sta bene anche se è "bruttina", io non capisco, voglio solo prenderla. Mi accendono delle luci soft per non infastidire i suoi occhietti e vedo che è paonazza. La pelle tutta squamata delle mani la fa sembrare una tartaruga. La testa è allungata ma l'ostetrica mi spiega che è perché anche lei ha sofferto con me, che si era già incanalata per uscire ma siccome io non collaboravo lei ha sofferto un pochino, ma sta benissimo.

A me sembra la creatura più bella del mondo.

 

Ci guardiamo, ci scrutiamo. I suoi occhi neri nei miei. Il suo sguardo è magnetico. Mi toglie il fiato. Guardo quelle manine minuscole e rugose, con le dita intrecciate e mi sembra di riconoscerla.

 

Chiedo aiuto per attaccarla al seno. Sono scossa da brividi mostruosi per il calo degli ormoni, togliermi le coperte di dosso è uno sforzo esagerato eppure appena lei si attacca al seno, con una semplicità tale che sembra l'avesse già fatto, sento una incredibile sensazione di caldo. Lei, il suo corpicino minuscolo mi sta scaldando lentamente. Cerco di non tremare per non schiacciarla o farle male. Lui mi racconta della sua paura, della sua attesa, di quanto pesa lei, di quanto è lunga, che l'ha lavata, che gli hanno punto il piedino per delle vitamine, che era terrorizzato che mi accadesse qualcosa. Io lo guardo parlare ma lo ascolto poco. Mi perdo nei suoi occhi emozionati di padre. Mi perdo nei pensieri di noi tre. Mi perdo nella sensazione di lei che mi graffia il seno.

 

Ora che tutto è finito ed è andato bene mi abbandono alla sensazione di felicità che tante volte avevo immaginato ma mai avrei creduto fosse così sconvolgente.

 

di Veronica

 

(storia arrivata come messaggio privato sulla nostra pagina Facebook)

 

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