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Sono nata per essere una mamma

di mammenellarete - 07.01.2008 - Scrivici

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Come molte altre donne, sin da piccola ho immaginato di avere un figlio: mi mettevo davanti allo specchio, inarcavo la schiena, simulavo il pancione, pensavo a cosa sarebbe stato il futuro. Ho scritto a mia figlia milioni di lettere, ancora prima di sapere che sarebbe nata. Raccoglievo rose ritagliate dai giornali, attaccandole su quadernoni pieni di speranze, di propositi, di promesse. Non sono stata una figlia felice. E, a differenza di molte altre donne, molte volte ho desiderato di non essere come mia madre (e mio padre) e questo mi ha fatta diventare una donna a metà: sapevo chi non volevo essere, ma non sapevo cosa avrei voluto diventare. Come figlia ho fallito. Non sono mai stata la figlia che i miei genitori avrebbero desiderato: non ho mai provato piacere per le vite "apparenti", per le famiglie del Mulino Bianco, per quella felicità sterilizzata delle apparenze, che si manifestava sfilando alla messa di Natale, mentre si nascondeva a noi stessi ciasun errore, fantasma o dispiacere.

Per questo sono scappata via dalla mia prima vita, e ho reinventato il mondo così come lo vedevo: un mondo pieno di poesia e di bellezza, un luogo-non luogo delle anime, un posto dove diventare così trasparente da restare nuda di fronte agli altri, senza aver paura di dire o di fare la cosa sbagliata, perchè la cosa sbagliata non c'è e non esiste. Un Mulino Storto, con la polvere sulle mensole e i panni da stirare, perchè prima di tutto ci sono tante risate da ridere, tanti baci da baciare, tante carezze da accarezzare. Una vita tanto semplice da essere banale. E tanto banale da essere straordinaria. Uno sconcerto totale, per i miei genitori. L'ebbrezza più intensa, per me.

In questo panorama, oggi, a 31 anni, sto per passare dalla condizione di figlia a quella di madre. E sono nell'esatto punto di transizione, adesso, in cui non sono nè l'una, nè l'altra, e sto scrivendo le altre pagine bianche della mia vita. Dentro di me, adesso, mia figlia, già posizionata per uscire, sta compiendo gli ultimi movimenti dentro la mia pancia. Ogni tanto un suo piedino, una sua spalla, un pezzo di lei, si muove sotto la mia pelle, la tende, la deforma, e mi riempie. In questo istante esatto, mentre tutto è ancora da scrivere e da vivere, io sono "perfetta". Non sono più figlia, non sono ancora madre. Sono spogliata da qualsiasi ruolo. Sono una semplice purezza.

Sono l'espressione della vita, perchè devo ancora vivere e contemporaneamente sono priva della mia vita di prima. E questa sensazione di nudità mi ha illuminata in maniera profonda: non importa chi io non sia stata in passato. Importa che da oggi il passato non esiste più. Non importa che io non sia stata la figlia che i miei genitori avrebbero voluto. Perchè non sono nata per essere figlia. Sono nata per essere madre. E sto per diventare (tra poche ore lo diventerò), la madre "perfetta" per mia figlia.

L'essere che ero destinata a diventare. La vita che ero destinata a vivere.

[Ascoltando "I was so little", di Patrick Trentini] poesia notturna barbara (mamma nella rete)

questa invece è Veronique.

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