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Ancora mi chiedo il perché...

di mammenellarete - 22.04.2014 - Scrivici

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  Ciao a tutte, vorrei tanto poter condividere la mia esperienza. Premetto, sono la mamma di un bambino bellissimo di 3 anni, è la mia gioia. Ho sempre desiderato essere mamma, avere una famiglia, sin da ragazza. Ho conosciuto mio marito a 27 anni e due anni dopo ci siamo sposati. Lorenzo è arrivato

senza che lo cercassimo, fatto sta che il nostro primo anniversario l'ho festeggiato col pancione.

Era mio desiderio dare un fratellino o una sorellina al mio piccolo senza aspettare troppo a lungo, affinché non avessero una grande differenza di età.

Il "problema" era convincere mio marito, per lui uno poteva bastare, che fretta c'è, ecc ecc

Comunque dopo quasi 3 anni di "io vorrei e dai facciamolo", più o meno si convince e iniziamo a provarci. La cicogna non si fa aspettare e a novembre 2013 compaiono le 2 fatidiche lineette rosa.

Ero al settimo cielo per la felicità.

Pensavo che non ci sarebbe stato alcun problema e che a luglio sarei diventata di nuovo mamma.

Di nuovo un maschietto, Lorenzo avrebbe avuto un compagno di giochi ed io già mi immaginavo quali marachelle avrebbero combinato insieme.

Si sa come siamo noi donne, i miei pensieri e la mia fantasia volavano veloci ai mesi futuri.

Peccato che i miei sogni si siano infranti a 19+1, quando ad una visita di controllo dal mio ginecologo l'ecografia ha sentenziato la fine della gravidanza.

Il suo cuoricino non batteva più. Le parole del dottore : "Signora la gravidanza si è interrotta." resteranno scolpite nella mia mente a vita.

Ovviamente sono stata immediatamente ricoverata e hanno iniziato l'iter per indurmi il parto.

Oltre al dolore per la perdita del mio bambino si è aggiunto quello dell'induzione, per fortuna di breve durata perché nel giro di qualche ora mi sono dilatata e mi hanno fatto l'epidurale. E così ho partorito il mio bambino, il mio Angelo. E nonostante tutte le parole, le esperienze di altre donne, che capita a tante, non sono la sola, continuo a chiedermi perché. E a piangere quel piccolo tesoro che non potrò mai stringere tra le braccia.

di A.

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(Leggi anche, non c’è battito)

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