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Ecco perché ho deciso di vendere l'auto

di Francesco Facchini - 27.03.2017 - Scrivici

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Fonte: pixabay
Ho fatto una scelta difficile, una decina di giorni fa. Ho venduto l'auto. Subito dopo ho preso un’altra decisione. Ho iniziato a usare i piedi e sono salito sulla mia bici. Sharingdaddy è diventato un papà in bicicletta. Vuoi sapere la sensazione? 

Ho fatto un’altra scelta difficile, una decina di giorni fa. Non penso di essere figo per questo, ma solo di essere stato obbligato dalla necessità a farla e di aver cercato di trasformare una scelta senza alternative in un’opportunità.

Io, milanese, laureato, trilingue, padre, giornalista, scrittorucolo, blogger, flaccido, stanco, acciaccato e reduce da 25 anni di vita vissuta correndo, ho deciso di vendere la macchina. La scelta me l’ha chiamata il mio portafoglio col buco: mantenere un’utilitaria in questa città, Milano, se ti va bene costa 100 euro al mese. E a ogni passaggio distratto sul cavalcavia del Ghisallo son “cartoline” da 80-100 euro. Io 100 euro non li ho. Allora via.

Subito dopo ho preso un’altra decisione. Ho iniziato a usare i piedi e sono salito sulla mia bici. Sharingdaddy è diventato un papà in bicicletta.

Vuoi sapere la sensazione? Uguale al contraccolpo dell’Enterprise quando esce dalla velocità a curvatura e si trova un nuovo pianeta davanti dove c’è la missione che aspetta. Mi sono sentito scosso, impaurito, francamente me la sono fatta sotto. Poi ci ho preso gusto. Ho anche spiegato in video, in questo video, cosa intendevo fare.

Un papà che ha solo una bici deve ripensare tutto. Giorni normali, giorni speciali, una semplice spesa, un recupero veloce del pupo a scuola, una gita, le vacanze, un viaggio da zia, un giorno di compere.

Francamente buttarmi in questo burrone senza paracadute mi è piaciuto da matti.

So di poter offrire consigli, informazioni, visioni (anche mistiche se pedalo troppo), itinerari, incontri, strade e angoli che possono essere utili a tutti i papà, le mamme, le famiglie, perfino anche ai soli figli. Mi si è aperto davanti un mare di storie da scrivere.

Il problema è che mentre precipitavo mi hanno zanzato… la bici. Non ci credi? Purtroppo, però, è vero. La litania di bestemmie snocciolate, il rosario di porci è durato una ventina di minuti.

Me ne sono accorto mentre andavo a scuola per andare a prendere il mio bambino. Poi mi sono ricordato di un’idea scritta in un libro da Rudy Bandiera, blogger di gran vaglia. Anche in questo caso mi sono dato una strattonata, mi sono tolto dallo smarrimento e ho lanciato un appello social che si chiama #UnabiciperSharingdaddy.

Semplice: è rivolto a chi produce o vende bici. Voi mi date un velocipede e io vi racconto una vita meravigliosa su quel velocipede? Perché una follia del genere? Perché ce l’ho scritto nel nome: Sharing… Daddy. Se qualcuno condividerà con me una due ruote, io condividerò con lui la bellezza di una vita lenta. Oh, d’ora in poi, quindi, se vi va, salite in bici con me (appena ne ritrovo una).

Magnifico dover ricominciare due volte in pochi giorni: ho venduto la macchina il lunedì, mi hanno rubato la bici il giovedì.

Magnifico dover pensare anche a come trovare un ciclo.

Magnifico avere un bagaglio leggero, una strada davanti, il sole in faccia e una sola cosa nel portafoglio: la felicità. La cosa più difficile e più bella di tutte, però, è avere un figlio contento con nulla, che va in giro per casa ridacchiando e urlacchiando “Se trovo il ladro gli do un calcio nel sedere e gli dico: maleducato!”. E già sogna le gite (canticchiate, già noi due si canta in bici) con il prossimo mirabolante velocipede di Sharingdaddy.

di Francesco Facchini

Sull'autore

Francesco Facchini, papà part time di professione, campo di scrittura su qualsiasi mezzo (dai tovaglioli dei ristoranti al web) e di immagini (spesso della mia fantasia). "Sono convinto di tre cose: mi pagassero un euro a errore che commetto sarei milionario, le migliori risate che faccio sono quelle su di me e l'elefante si può mangiare, ma soltanto a pezzettini. Il mio sito personale è www.francescofacchini.it".

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