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Mamma giovane e single: "Mi chiedo sempre come saremmo stati in tre"

di mammenellarete - 11.08.2015 - Scrivici

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Fonte: Alamy.com
Avere un figlio significa "rimanere legati" per tutta la vita. Fidanzati, sposati, conviventi o meno, nella felicità o nel dolore. Io avevo 18 anni quando incontrai il padre di mio figlio e posso confermare ad oggi che è stato il primo amore della mia vita. A 22 anni rimasi incinta , ma lui mi abbandonò poco dopo il parto. Oggi mi ritrovo a crescere il mio bimbo da sola, con solo il suo aiuto economico. Per il resto lui è come se non esistesse. Io mi chiedo sempre come saremmo stati, come sarebbero stati padre e figlio. 

Tutto mi sarei aspettata, tranne che finisse così... o meglio, proseguisse così. Perché avere un figlio significa "rimanere legati" per tutta la vita. Fidanzati, sposati, conviventi o meno.

 

Avevo 18 anni quando incontrai il padre di mio figlio e posso confermare ad oggi che è stato il primo amore della mia vita. Quell'amore che ha più contro che pro e tu lotti con tutta te stessa per restare insieme a lui.

 

Ma non avevo messo in conto che per lui potesse esistere qualcuno più importante di me, che esistesse qualcuno che lo distogliesse dal lottare per dare una famiglia a quel bambino che oggi mi ritrovo a crescere da sola, con solo il suo aiuto economico, per il resto non esiste.

 

Partiamo con ordine. A 22 anni scoprii di essere incinta e la notizia fu presa benissimo da tutti. Fu una gravidanza perfetta, una "pre" vita a tre bellissima, piena di sogni e progetti. Una calda giornata di agosto del 2012 nacque il mio pulcino, l'unico mio vero amore. L'unica persona che oggi mi da gli input per vivere la mia vita, molto faticosa.

 

La sua nascita doveva dare inizio a un sogno, doveva materializzare tutti i nostri pensieri e invece fu solo l'inizio di un incubo! Quel qualcuno cui vi accennavo prima, ricordate? Iniziò la sua famiglia. Iniziarono a fare strane e infondate insinuazioni sul mio conto, cioè che stavo con il loro figlio solo per interesse!

 

Tralascio i dettagli che solo oggi sono riuscita a digerire, niente mi fa più male ormai; sta di fatto che fui lasciata quando il bambino aveva solo pochi mesi e risucchiata in battaglie legali che mi segnarono tantissimo.

 

Tutto questo per cercare di togliermi il bambino e per cercare di farmi decadere la potestà genitoriale. Dopo un lunghissimo anno di udienze, denunce, litigi vari arrivò la sentenza definitiva.

IL FIGLIO ERA MIO! Non avevo niente che non andava e lui doveva solo fare il suo dovere e far visita al bambino due volte a settimana. Ma invece da lì tutto tacque, tutti sparirono.

 

Oggi mi ritrovo da sola a lottare contro tutti i fantasmi del passato che hanno modificato la mia bella persona. Posso peccare di presunzione, ma credetemi: non esiste donna più bella di quella ingenua, sorridente, fiduciosa, amorevole e grata alla vita. Io oggi sono un'altra donna, di positivo ho appreso solo ad avere più coraggio, più forza e più autonomia, per il resto non sorrido più se non a mio figlio e a chi realmente mi vuole bene.

 

Non sono più fiduciosa. Sì, la vita mi ha dato tanto, ma mi ha tolto anche più del dovuto! Io mi chiedo sempre come saremmo stati, come sarebbero stati padre e figlio. Mi chiedo sempre cosa risponda lui alla gente quando gli chiedono di suo figlio. Ho implorato Dio, ho cercato di far cambiare idea a lui ma niente... rinuncia al rapporto con suo figlio per non avere contatti con me. Chissà se un giorno mio figlio mi ringrazierà o mi rimprovererà per ciò che gli ho dato.

 

di una mamma

 

(storia arrivata alla pagina Facebook di Nostrofiglio.it)

 

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