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Fecondazione in vitro: così è nato mio figlio

di Raffaella Clementi - 29.08.2013 - Scrivici

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Il mese di Agosto per me è un mese importante. In particolare, il primo giorno di questo mese, è una data che non scorderò mai. Era il primo agosto di tre anni fa, quando una piccola cannula riportava mio figlio dove avrebbe sempre dovuto essere. Dentro di me. In una clinica, nella sala operatoria, alla luce di un neon, vedevo sul monitor che mio figlio si ricongiungeva a me, attaccandosi alla parete del mio utero. Io cantavo sottovoce una melodia che non dimenticherò mai. Il primo agosto del 2010 ho fatto il transfer che ha impiantato l’embrione di mio figlio in me. Una fecondazione in vitro è fatta di diverse fasi. Ne abbiamo già parlato in : “Le fasi della procreazione medicalmente assistita”. E’ fatta di stimolazione farmaceutica, di monitoraggi, di pick up (prelievo degli ovociti) e di transfer. Il trasferimento degli embrioni è il momento più emozionante del folle

viaggio chiamato fivet.

 

E voglio raccontare qui, il mio.

 

Perché è stampato nei miei ricordi, è dentro i miei pensieri come la prima emozione che mi riporta a mio figlio. Di lì in poi ce ne sono state tante altre e tante ce ne saranno: la prima volta che ho sentito il suo cuore, la prima volta che ho visto il suo profilo, la prima volta che l’ho sentito muoversi.

 

Eppure, quel viaggio a ritroso dal freddo di un laboratorio, al caldo della pancia, su su, fino al cuore, dove le parole non riescono a contenere più amore, non si dimentica. Mai.

 

Mi sono innamorata di mio figlio, per la prima volta, quel giorno.

 

Un transfer non ti assicura una gravidanza, non sai se e come l’embrione attecchirà, se quando farai il test, questo indicherà una vera e propria gravidanza. Lo speri, lo immagini. Eppure, nell’incertezza più totale, almeno per poche, pochissime ore, tu sei madre. Come le altre. Come tutte quelle che rimangono incinta in modo naturale.

 

E quell’embrione, piccolo, piccolo, è dentro la tua testa, ogni minuto, ogni istante.

 

S’insinua tra le pieghe della coperta, nella tazza del latte, lungo l’acqua che scivola sul viso il mattino, si fa largo nel tuo cuore mentre desideri con tutta te stessa che rimanga con te e cresca al sicuro nella casa della tua pancia.

 

L’amore per un figlio è fatto anche di questo. Di un sogno denso fatto sopra un lettino alla luce di un neon che sa di vita speciale.

 

Raffaella Clementi è autrice di ‘Lettera a un bambino che è nato‘, un libro-diario in cui racconta la sua esperienza personale di fecondazione assistita fino alla nascita del figlio.

Leggi di Raffaella: Mi presento, io incinta con la pma e infertilità sine causa

 

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